Chiesa Cattedrale di Santa Maria Assunta

La cattedrale, in posizione dominante con la facciata rivolta a est, sorge sui resti di un grande tempio di età romana.

Cattedrale di Santa Maria Assunta

L’impianto originario, che risale all’XI secolo, è a croce latina, con tre navate scandite da una doppia fila di 6 pilastri da cui si originano ampi archi ogivali. Distrutta durante l’occupazione normanna nel 1103, la chiesa fu riconsacrata nel 1155 da papa Adriano IV, che la dedicò ufficialmente a Santa Maria Assunta in Cielo. 

L’edificio paleocristiano fu allungato di 8 m, fino a raggiungere la lunghezza di 36 m, e dotato di altre quattro monofore, due nelle navate laterali e due nella facciata. Questo intervento è ricordato dalle iscrizioni latine che corrono sui listelli dell’architrave e degli stipiti del portale di accesso, rivelate dall’incendio del 1916 e fino a quel momento ricoperte di intonaco. Oltre alla dedica dell’arco, le epigrafi ricordano il nome del committente, la consacrazione alla Vergine Maria, l’ammontare delle spese di realizzazione e il nome dello scultore. Un’altra iscrizione, sotto il soffitto dell’architrave, riporta la data del 1100. Il portale è composto da sette blocchi di marmo, decorato con motivo a girali che si originano dalla bocca di due cani alla base degli stipiti. Distrutta da Federico II nel 1229, è stata ristrutturata in forme cistercensi alla fine XIII secolo, quando fu eretto il campanile. Questo si elevava su tre piani illuminati da bifore con archi ogivali sostenute da colonnine binate; nel 1869 furono aggiunti un quarto piano ed un cupolino, demolito nel 1926, quando il campanile assunse l’aspetto attuale. Nel XV secolo, la costruzione di un torrione a pianta circolare, posto a difesa della porta degli Abruzzi, documenta un periodo di decadenza dell’edificio, che, tuttavia, in questo periodo si arricchì del trittico ligneo del Cristo Salvatore e dell’affresco della Madonna in gloria. La rinascita della chiesa si deve al fervore religioso del vescovo Girolamo Giovannelli, che nel 1609 intraprese una serie di interventi di restauro e di abbellimento. 

Nel 1916 un incendio distrusse gran parte del patrimonio artistico della chiesa: fu gravemente danneggiata la navata principale con il soffitto a cassettoni dorati e l’altare. Con il successivo restauro si rimossero gli stucchi cinquecenteschi nella navata centrale, ma venne lasciata l’articolazione di pilastri e volte a vela in quelle laterali. Della fase settecentesca si conservano il portale laterale, il fonte battesimale policromo, la cappella del Purgatorio nella navata destra, mentre nella sagrestia sono custoditi gli arredi lignei seicenteschi. 

Il grande tempio di età romana fu costruito nei primi anni della colonia latina di Sora, dedotta nel 303 a.C. Le strutture della chiesa si inseriscono perfettamente nel perimetro dell’edificio antico, inglobandone i muri in opera quadrata. Il poderoso tempio di tipo italico presenta pianta rettangolare (m 23 x 36) ed è orientato in senso nord-sud, con ingresso sul lato meridionale. Il tempio è realizzato in opera quadrata di travertino, tecnica ancora ben conservata e visibile sia all’interno della chiesa, sulla parete di fondo del presbiterio, sia all’esterno, sui lati settentrionale ed orientale. L’intera struttura si imposta su un podio in opera quadrata, ben visibile sul lato occidentale (dove si trova l’ingresso secondario alla cattedrale), e sul lato settentrionale, dove però si accede attraverso una galleria addossata al muro di fondo della chiesa. Il podio presenta una cornice con modanatura a doppio cuscino con profonda gola intermedia, la quale accentua notevolmente i due elementi curvilinei. A coronamento della cornice sono state inserite lastre di calcare bianco. Questo tipo di modanatura trova confronti puntuali in altri edifici sacri di ambiente italico: in particolare Villa San Silvestro (presso Cascia) e Isernia, solo di qualche decennio successivi al tempio di Sora e ugualmente riferibili al momento della conquista romana. Gli scavi archeologici, effettuati tra il 1974 ed il 1978, in occasione dei lavori di sistemazione del cortile interno della chiesa, hanno portato alla scoperta di testimonianze relative ai culti del tempio: l’altare con dedica a Marte ed il thesaurus con dedica a Minerva (entrambi esposti al Museo della Media Valle del Liri).

Le indagini archeologiche effettuate dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, tra il 2008 e il 2010, hanno interessato l’area sul retro della cattedrale, dove, già nel 1978 erano stati individuati il podio modanato e i resti architettonici in crollo di un’altra imponente struttura in opera quadrata, identificabile verosimilmente con un porticato, realizzato nella prima metà del II secolo a.C. Tra i materiali qui rinvenuti si segnalano i resti di altri quattro altari frammentati in travertino che mostrano stretti legami con l’altare di Marte. Sotto la lunga scalinata di accesso alla cattedrale, sono presenti i resti di una struttura muraria in opera quadrata che si sviluppa in senso est-ovest, pertinente a un’imponente opera di sostruzione del lato meridionale della collina sulla quale sorgeva il tempio romano. Questo verso est si lega al muro ed è in relazione con i due tratti murari visibili negli ambienti posti al pianterreno del seminario.

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