Abbazia di San Domenico

L’abbazia è intitolata al monaco benedettino Domenico di Foligno (951-1031), cui si deve la fondazione nel 1011.

Abbazia di San Domenico

La tradizione vuole che il gastaldo di Sora e Arpino, Pietro, figlio di Rainerio, venuto a conoscenza della santità del monaco, lo invitasse a fondare un monastero nel territorio di Sora inter formas, nella zona di confluenza dei fiumi Liri e Fibreno. Nel 1104, Pasquale II di ritorno dalle Puglie si fermò presso il monastero e, dopo aver canonizzato il Santo, consacrò la chiesa a Maria e allo stesso San Domenico. Le difficoltà create al monastero dalle pressioni dei signori locali costrinsero l’abate Nicola a rivolgersi a papa Innocenzo III (1198-1216) perché riaffermasse i privilegi dell’abbazia, alla quale, nel 1222 Onorio III tolse autonomia, unendola, insieme alla chiesa di San Silvestro, a Casamari e sostituendo così i benedettini con i cistercensi. Nel 1229, l’abbazia fu coinvolta nell’incendio voluto da Federico II per punire la città di Sora schierata con il papato. Per il XIV secolo, le cronache riferiscono di un periodo di decadenza spirituale e abbandono, che portò alla definitiva chiusura al culto dell’abbazia nel 1653 ad opera di Innocenzo X. In un rinnovato clima di fervore spirituale, nel 1682, sotto il papato di Innocenzo XI, furono effettuati i primi restauri della chiesa ormai fatiscente, mentre nel 1703 e nel 1706 si intrapresero, per volontà di Clemente XI, le ricognizioni delle sacre spoglie del Santo. 
 

Abbazia di San Domenico

La chiesa tornò alle sue funzioni solo nel XIX secolo, grazie anche all'intervento di restauro iniziato dall'abate Macario Baldelli. I lavori, che durarono molti anni, interessarono l’ingresso alla cripta; la scala centrale per accedere al presbiterio, sostituita con due laterali; il tetto, coperto con volte a crociera e la facciata; inoltre, le pareti furono arricchite con alcune pitture e l’altare adornato con marmi preziosi. Nel 1870 la chiesa, sequestrata dallo stato Sabaudo nel 1860, venne restituita ai monaci cistercensi e fu solennemente riconsacrata nel 1877. Nel 1915, l'abbazia fu gravemente danneggiata dal terremoto. I successivi lavori di restauro portarono a una nuova copertura a capriate; le scale laterali per salire al presbiterio furono poste sulle navate laterali, lasciando completamente libera quella centrale e le pareti furono intonacate a finto travertino. 

All'inizio degli anni Novanta dello scorso secolo, la chiesa fu chiusa per essere nuovamente restaurata. Il restauro riportò all’edificio sacro un aspetto più austero, nella semplicità dello stile neogotico: i muri furono liberati dal finto travertino e venne montata la scalinata centrale di accesso al presbiterio.

Al di sotto del presbiterio si conserva la cripta, il cui pavimento era decorato con opus sectile, sopravvissuta alle varie modifiche pressoché invariata, divisa in tre navate da 16 colonne di spoglio. Oggi la chiesa si presenta con un impianto basilicale a tre navate e tre absidi. La facciata è decorata con un rosone costituito da otto colonnine disposte a raggera; i tre portali presentano stipiti realizzati con materiali di recupero di età romana.

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